Il contesto
Camp Garba si trova alle porte di Isiolo, una città di circa 80 mila abitanti con una forte presenza di gruppi di origine somala oltre alla popolazione Ameru e altri gruppi etnici pastoralisti di lingua cuscitica. Il 56% della popolazione vive sotto la soglia di povertà; le attività economiche principali sono l’allevamento, l’agricoltura di sussistenza e i piccoli commerci. La popolazione locale è particolarmente vulnerabile a causa della siccità che si manifesta frequentemente nella zona, classificata dal governo kenyano come arid land (terre aride).
Nell’ambito del programma governativo Vision 2030 è prevista una riqualificazione di Isiolo come resort city (area turistica) data la prossimità di diversi parchi naturali. L’aeroporto è stato dunque potenziato e sono stati fatti diversi investimenti per costruire le strutture turistiche. Il programma ha tuttavia suscitato diverse polemiche per i dubbi sul reale partecipazione di tutta la popolazione locale ai benefici portati dallo sviluppo turistico.
L’emergenza umanitaria di marzo 2012
Nel marzo 2012 le tensioni inter-etniche fra popolazioni turkana e borana di Isiolo, già in atto da mesi, hanno raggiunto il loro culmine dando luogo a una drammatica emergenza sfollati: interi villaggi si sono riversate nel cortile della missione dei missionari della Consolata, della scuola elementare e del campo del Kenya Wildlife Service (KWS) in cerca di protezione, sicurezza e cibo. Nel corso di cinque mesi, da ottobre 2011 a marzo 2012, la popolazione di etnia turkana della zona aveva subito attacchi costanti da parte dei pastori di etnia borana che, alla ricerca di pascoli per il loro bestiame, seminavano panico a cavallo dei loro cammelli e costringevano i turkana abbandonare le loro terre. Fra attacchi e rappresaglie almeno una trentina di persone avevano perso la vita; si contavano inoltre più di tremila rifugiati e almeno centocinquanta case distrutte dalle fiamme.
All’epoca dell’emergenza, i missionari responsabili della Commissione Giustizia e Pace si sono recati nella zona per raccogliere testimonianze e redigere un rapporto dettagliato della situazione. Sulla rivista Missioni Consolata un articolo descrive nei dettagli la situazione a marzo 2012.
I missionari della Consolata, in stretta collaborazione con la Diocesi di Isiolo, si sono subito attivati per dare conforto ai rifugiati e lanciare un appello per far fronte all’emergenza umanitaria: erano necessari coperte, cibo, generi di prima necessità. Piano piano, poi, i missionari hanno cercato di motivare le persone, ancora terrorizzate, a tornare alle proprie terre, o almeno a spostarsi dai campi rifugiati improvvisati presso la missione, la scuola e il campo del KWS e sparpagliarsi nel lembo di savana che circonda Isiolo. Per sostenere lo sforzo di chi trovava il coraggio di muoversi, i missionari hanno offerto legna e lamiere per ricostruire le case.
Oggi il peggio è passato: i campi rifugiati si sono svuotati, le famiglie hanno ricostruito le proprie case (anche se spesso in zone diverse da quelle di provenienza) e non c’è più un’emergenza cibo. Ora è cominciata a Camp Garba la parte più complessa: quella della pacificazione delle comunità.
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